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Andrea Augenti a proposito di "Io vado al museo".
Da qualche giorno in radio si sente lo spot di cui ti allego il link qui sotto, quello per l'iniziativa "Io vado al museo".
Basta un po' di attenzione e ci si accorge molto presto di un errore e di una incongruenza molto pesanti, contenuti proprio in questo spot. L'intento di partenza è ovviamente meritorio, l'iniziativa sarebbe lodevole, ma, prima di tutto, bisogna rilevare che uno spot voluto e realizzato da uno dei nostri ministeri (MIBAC) dimostra una scollatura tra il ministero stesso e la realtà, nonché tra il ministero e un altro ministero: il MIUR.
Lo spot, infatti, recita: "tutti gli studenti di facoltà di ambito culturale continuano ad entrare gratis". Come è possibile che sia stato concepito un testo di questo tipo, ovvero che nessuno abbia fatto presente che da anni ormai nelle nostre università le facoltà non esistono più, rimpiazzate dai dipartimenti?
E questo è già abbastanza grave, perché qui un apparato di uno stato (ministero) agisce senza tenere conto delle riforme messe in atto da altri apparati di pari livello dello stesso stato.
Ma non finisce qui il problema, perché quella stessa frase contiene quella che forse è la peggiore delle incongruenze di questo spot. Innanzitutto, la lingua italiana: qualcuno può spiegarci cosa vorrebbe dire "facoltà di ambito culturale"? Io capisco le necessità dei tempi della radio, e più in generale di una comunicazione in forma veloce e abbreviata, ma secondo me la causa di questa pessima e ambigua definizione non va individuata soltanto facendo ricorso a queste spiegazioni. Perché il messaggio che viene fuori forte e chiaro, sia a livello linguistico che poi concretamente, di fronte alle biglietterie e nelle tasche di alcue categorie di Italiani, è il seguente: "in Italia la Cultura è la cultura di ambito umanistico e letterario. E nessun altra. Stop".
Il che oggi, fa veramente rabbrividire. Perché vuol dire che non riusciamo proprio a distaccarci definitivamente dall'impronta crociana della nostra cultura, e non riconosciamo ancora il fatto che esiste una cultura scientifica, non meno valida e interessante di quella umanistica. E che sempre di più, in qualunque altro luogo del pianeta, proprio l'intreccio e la collaborazione tra cultura scientifica e cultura umanistica è il propellente di tutte le migliori ricerche e opere di vario genere. Lo sappiamo noi archeologi (che pratichiamo da decenni l'archeometria), lo sanno gli storici dell'arte, gli architetti e molti altri.
Trovo tutto questo molto grave, soprattutto perché succede nel 2019. Cioè l'anno in cui ci avviamo a celebrare in molti modi diversi i cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, un genio universalmente riconosciuto che teneva un piede saldamente nella cultura scientifica e l'altro in quella umanistica, e che proprio da questa versatilità estrema ha tratto i migliori frutti del suo lavoro.
Se fossi uno studente di un dipartimento di chimica, di fisica o di medicina sarei veramente, ma veramente furibondo con il MIBAC, per il modo in cui è stata concepita e reclamizzata questa iniziativa. E per l'immagine della nostra cultura che trasmette a tutti, giovani e non.
Un cordiale saluto
Andrea Augenti
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