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Il cuoco di Federico II
Ho appena finito di leggere le settecentocinquantuno pagine “Il cuoco dell’imperatore” di Raffaele Nigro (La nave d Teseo) e voglio esprimere il mio pieno e convinto apprezzamento per questo romanzo storico, complesso e al tempo stesso di piacevolissima lettura. Attraverso la figura di mastro Guaimaro, originario (come lo stesso Nigro, che così omaggia la sua città natale) di Melfi, città centrale nelle vicende dell’età federiciana. Proveniente da una famiglia di fonditori di campane e costretto a fuggire, nel 1208, dalla sua città riesce, dopo un arruolamento come militare, a entrare nella ristretta corte di Federico II come suo cuoco personale e, avendo conquistato la fiducia del sospettoso sovrano, lo segue in tutte le sue vicende militari, politiche e personali fino alla morte nel 1250 a Castelfiorentino. Per oltre un quarantennio la movimentata vita dello Svevo viene ripercorsa e illustrata attraverso la mediazione dell’abile cuoco, che ci racconta anche le sue vicende personali, la sua amata famiglia melfese, i suoi due matrimoni, i tanti figli. Così le due vite parallele, dell’imperatore e del cuoco, si intrecciano e consentono al lettore di conoscere sia le vicende storiche grandi e piccole di quella fase centrale del Medioevo, i problematici rapporti con il papato, il progetto di un’Italia unificata contrastato dai Comuni del Nord e dallo stesso papa, i rapporti con il mondo arabo, la sua “anomala” crociata, le tante guerre, le vittorie e le sconfitte, sia anche la sua passione per la caccia, gli amati libri, le tante mogli e le ancor più numerose amanti, i tanti figli. Nigro riesce a integrare perfettamente un’approfondita conoscenza del periodo storico, frutto di buone letture della ricca letteratura scientifica su Federico e il suo periodo e anche della consultazione diretta di documenti e una non comune conoscenza dell’alimentazione e della cucina del tempo, con una notevole capacità creativa e narrativa che rendono leggere e avvincenti le settecentocinquantuno pagine (mi sono chiesto più volte se non fosse stato il caso di ridurre il volume di un paio di centinaia di pagine, ma io stesso avrei fatto fatica a suggerire dei tagli). Unico aspetto poco convincente, la dote di Guiamaro a parlare con gli animali, ricevendo per il loro tramite consigli e profezie dai defunti: unico cedimento alle fantasie medievali o un riferimento alle analoghe capacità di santi medievali? Insomma, è un libro che mi è molto piaciuto e che consiglio di leggere. Anzi proporrò Nigro come possibile candidato a una delle prossime edizioni del premio Francovich della SAMI (Società degli Archeologi Medievisti Italiani), che da anni è destinato a chi ha saputo divulgare il Medioevo in maniera rigorosa e al tempo stesso capace di raggiungere un ampio pubblico di persone appassionate e interessate alla storia e all’archeologia dell’età medievale (un premio finora assegnato a personalità come Piero Angela, Franco Cardini, Alessandro Barbero o Chiara Frugoni).
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