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Il dilemma del turismo di massa
Ieri ho vissuto una tipica giornata da turismo di massa. Volevamo fare una puntata alle Eolie, approfittando dell'opportunità di trascorrere qualche giorno a Brolo. Soprattutto volevo visitare il museo di Lipari, che non avevo mai avuto l'opportunità di conoscere direttamente. Lo sappiamo bene che andare sulle isole ad agosto è sbagliato. Vale per le Eolie come per le Tremiti. Ma che fare? non approfittare? Prediamo quindi un traghetto da Patti Marina. Partenza prevista alle 8:30, ma ci dicono che dobbiamo essere al porticciolo alle 8. Siccome prendiamo tutto troppo sul serio, arriviamo alle 7:30! La partenza in realtà avviene oltre le 9! Il caldo è già notevole, e man mano arriva gente, tanta gente, famiglie, bambini, gruppi di amici, giovani, allegri, rumorosi, in voglia di fare scherzi, e soprattutto di scattare tante foto, ognuno fotografa gli altri e tutti se stessi con continui selfie. Saliamo sulla nave, strapiena. Navigazione di un'ora e si arriva a Lipari, dove il nostro traghetto e tanti altri vomitano centinaia, migliaia di persone. Orari a disposizione alquanto limitati. Alle 13:30 si riparte per Vulcano. Ci sganciamo subito dal gruppone per dirigerci al Museo, che visitiamo quasi da soli (ci ritroviamo con poche persone, quasi nessuno del gruppo sul nostro traghetto, anche perché mi sembra che il museo non faccia molto per intercettare anche questi turisti 'mordi e fuggi'). Finita la visita si torna al porto e si va a Vulcano. Qui la dinamica del turismo di massa raggiunge vette altissime. Tanti a coprirsi di fanghi in una specie di pozzanghera da girone dantesco. Tantissimi in spiaggia. Praticamente tutti nelle spiagge più vicine al porto (quella cd. delle sabbie nere, una cosa da ustionarsi i piedi con il sole delle 14-15!). Qui non c'è nemmeno un museo nel quale rifugiarci. E nemmeno un filo d'ombra sulla spiaggia, per cui dopo una resistenza di un'ora si cerca un posto all'ombra e una sedia in un bar.
Questa esperienza mi ha indotto a riflettere, nel vivo dell'esperienza diretta, sul tema del turismo di massa e del rapporto con luoghi paesaggisticamente delicati e pregevoli come le isole; in realtà con tutto, le città, le spiagge, i centri storici, i musei, i parchi archeologici. Facile fare dell'ironia. Facilissimo sdegnarsi per il fastidio da folla, da rumori, da foto, da commenti stupidi, da persone di livello culturale non elevatissimo. Ma questo è anche il portato di una democratizzazione del turismo, grazie ai voli low cost, alla maggiore facilità di spostamento, alla diffusa voglia di fare esperienze, di visitare luoghi. Mi infastidisco quando sento alcuni discorsi e leggo commenti sul fastidio di vedere tante persone le prime domeniche del mese (e immagino domani, prima domenica di agosto) nei musei, grazie all'ingresso gratuito. E anche certi sedicenti 'democratici molto di sinistra' avanzare analisi che definire elitarie e aristocratiche sulla cultura e sul patrimonio culturale è dir poco. Il grande tema da affrontare con strumenti adeguati e visioni nuove è quello di rendere compatibile i grandi numeri del turismo di massa e l'accesso democratico alla conoscenza del patrimonio, di coniugare la conservazione di luoghi con l'idea che possano essere frequentati non solo da persone colte e raffinate (e ovviamente benestanti), di ripensare il rapporto tra paesaggio, beni culturali e turismo: una sfida epocale, ma anche molto entusiasmante, che non può essere affrontata con le battute, l'ironia e il fastidio di chi ha la puzza sotto al naso, ma con nuove professioni e nuove strategie.
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