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Il governatore Chiodi e la strumentale polemica sulle Università

La polemica lanciata improvvidamente dal governatore dell'Abruzzo (che forse dovrebbe preoccuparsi un po' di più delle università della sua regione, a partire da quella de L'Aquila con tutti i problemi post-terremoto, ma anche di quella della sua città natale Teramo) è, come sempre in questi casi, sterile, strumentale, stupida, anche perché fatta da persone che poco o nulla sanno di università e di tutte le complesse questioni legate ai processi di valutazione, che, forse è bene ricordarlo, dovrebbero servire a realizazre processi di miglioramento, di correzione e anche di premialità, e non a colpire a suon di clava. La valutazione VQR dell'ANVUR considera il livello qualitativo medio della ricerca ed è quasi ovvio che in una grande università ci possano essere accanto a straordinarie eccellenze anche docenti meno bravi o addirittura inattivi. Per colpire i quali peraltro nessun Rettore o CdA ha alcuno strumento normativo.
Il Sud ha ancor più bisogno di universitità, ha bisogno di cultura, di elevare il livello medio dell'innovazione, ha bisogno di ricerca avanzata. No alla chiusura di Università. Sì invece all'investimento nell'Università, a maggiori risorse per il diritto allo studio, a progetti seri per sviluppare l'occupazione qualificata, a politiche che attraggano da altre regioni e dal'estero studenti e docenti.
L'Università di Bari è una università di grande tradizione, con livelli qualitativi altissimi in alcuni ambiti e, come in tutte le grandi università generaliste, ambiti meno forti, che andrebbero rivisti e migliorati; non si tratta di negare i problemi, o di autoassolversi anche da errori del passato, ma negare che in questi ultimi anni difficili Uniba, che ha perso centinaia di docenti, abbia fatto con il rettore e amico Petrocelli sforzi enormi di miglioramento, sarebbe ingiusto e miope, oltre che stupido.
Esprimo quindi tutta la mia solidarietà e stima nei confronti dell'Ateneo barese, dal quale peraltro è stato generata per gemmazione anche la nostra Università di Foggia.
Solo una considerazione a margine: immaginiamo cosa sarebbe successo se all'ultimo posto si fosse piazzata Unifg? Se per grandi università, di lunga tradizione, come Bari o Messina, o per un ateneo storico come Urbino si propone addirittura la chiusura, cosa si sarebbe invocato contro una piccola e giovane università meridionale come la nostra?  La chiusura della sede, la deportazione dei docenti e degli amministrativi, la condanna a morte del rettore?
Per fortuna, le misure messe in campo hanno consentito un ottimo piazzamento di Unifg (12° tra gli atenei medi nella VQR, con alcuni ambuti posti ai vertici nazionali) ed anche di proseguire in un percorso di crescita e di miglioramento anche in graduatorie come quella del Sole 24 Ore.Sono convinto che l'unica strada sulla quale proseguire è quella percorsa in questi anni: rigore etico, controllo assoluto dei conti, lotta permanente agli sprechi e ai privilegi, promozione della qualità e del merito.
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