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Intervista al Giornale dell'Arte sulla Puglia

di Giusy Caroppo


È Presidente del Consiglio Superiore dei Beni culturali e paesaggistici, è coordinatore scientifico della Carta dei Beni Culturali della Regione Puglia e ha avuto un ruolo fondamentale nella redazione “Piano Paesaggistico della Regione Puglia”, prima regione a sottoscriverlo: in cosa questo strumento potrà favorire la salvaguardia del territorio pugliese? Cosa spaventa del Piano e in cosa è all’avanguardia?

Il PPTR della Puglia è un ottimo piano, molto innovativo, fondato su una solida base conoscitiva, che si occupa dell’intero territorio pugliese. È ovviamente perfettibile, ed è per questo che è stato concepito in maniera dinamica, con un sistema di monitoraggio e miglioramento, attraverso un Osservatorio. Chi lo teme (a parte gli speculatori, che hanno ben ragione di temerlo) non ha compreso il suo carattere progettuale: non è un piano vincolistico, che impone solo norme (pure necessarie), ma è un piano fondato su progetti, che punta a programmare uno sviluppo diverso della Puglia, più innovativo, più coerente con le sue peculiarità. Non a caso il nostro Piano è considerato un modello per tutta l’Italia: vorrei anche in quest’occasione rendere merito all’assessore Angela Barbanente, che lo ha portato in porto con competenza, intelligenza e determinazione.

 

Il Parco dei Paduli è candidato italiano al Premio Europeo del Paesaggio ma molto c’è da fare per altri parchi archeologici e paesaggistici pugliesi. Canne della Battaglia, ad esempio.

La candidatura al Premio Europeo di un parco pugliese è un chiaro riconoscimento per le politiche condotte nella nostra regione in questi anni ed è un incentivo anche per altri parchi, compreso quello – assai poco valorizzato – di Canne. L’esempio dei Paduli dimostra che bisogna pensare a parchi multifunzionali, fondati sull’integrazione tra ambiente, agricoltura e patrimonio culturale, e su una valorizzazione innovativa, su una corretta comunicazione, sulla partecipazione attiva dei cittadini.

Accessibilità e inaccessibilità; siti decentrati e scarsamente attrezzati o impraticabili per le persone disabili e beni chiusi al pubblico. Quando supereremo questi gap?

L’inaccessibilità non riguarda, purtroppo, solo le persone disabili, che sono certamente le più svantaggiate e per le quali servirebbero misure particolari. I nostri musei e parchi archeologici sono spesso inaccessibili alla maggior parte dei cittadini e dei visitatori, perché ancora legati – tranne alcune positive eccezioni - a una visione elitaria del patrimonio culturale, spesso gestito, con un atteggiamento proprietario, da sacerdoti della cultura, che considerano i musei come santuari, con pannelli e didascalie incomprensibili, scritti in un linguaggio incomprensibile, esoterico, mentre invece dovrebbero essere luoghi inclusivi, aperti, capaci di favorire la comprensione in maniera semplice di fenomeni complessi, di emozionare, di divertire, di attrarre anche i bambini. Servono servizi di livello internazionale. Solo in questo modo faremo diventare i musei e i parchi, e tutto il sistema ad essi collegato, anche straordinarie occasioni di lavoro qualificato per i giovani.

Lei è un esperto di archeologia subacquea e navale. Vi sono ancora giacimenti da scoprire, sott’acqua, in Puglia? Perché non un pionieristico museo subacqueo?

La Puglia con i suoi 800 km di costa ha un patrimonio culturale subacqueo straordinario, in molta parte ancora da indagare e valorizzare. Pensi solo a cosa potrebbe essere un museo subacqueo alle Isole Tremiti!

 

Potrebbe essere interessante, in Puglia e nel meridione, tracciare itinerari di turismo sostenibile attraverso una mappa dei paesaggi e insediamenti rurali, delle vie degli animali, della transumanza. Ci sono progetti a proposito?

Ci sono progetti legati alla via Francigena e anche alcune iniziative dei cd. SAC-Sistemi Ambiente e Cultura vanno in questa direzione; ma c’è ancora molto da fare e mi auguro che la migliore imprenditoria sappia cogliere queste opportunità per offrire un turismo colto, di qualità. Basta con il turismo di consumo ‘mordi e fuggi’, con turisti frettolosi e distratti, come i crocieristi. La Puglia può offrire occasioni di crescita e di esperienza, con la sua cultura diffusa, le tradizioni, i paesaggi diversissimi, l’agricoltura e il cibo di qualità, le persone accoglienti.

Ha proposto l’istituzione di “policlinici” perché i laureandi del settore si formino sul campo. Quali beni “ricoverebbe” in codice rosso, nella nostra regione?

I ‘policlinici dei BC’ servono non solo per curare beni in pericolo – e purtroppo ce ne sono tanti - ma per favorire la formazione di professionisti di alto livello, per migliorare la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale, superando le attuali separazioni tra pezzi dello Stato. La Puglia sarebbe un’ottima candidata per la sperimentazione di questo modello rivoluzionario nei beni culturali.

È stato attaccato per il mancato prestito dei Bronzi di Riace all’Expo. È stato, invece, concesso il prestito dei Grifoni di Ascoli Satriano: uno spot per la Daunia, questa splendida sconosciuta…

Non mi sono opposto al trasferimento dei Bronzi all’Expo per considerazioni ideologiche o politiche, ma perché c’erano seri rischi di danneggiamento, documentati dai restauratori dell’ISCR e dai tecnici dall’Enea. Un rischio inopportuno, soprattutto in mancanza di un progetto culturale solido: si pensava di esporre le statue come veri feticci. Diverso è il caso dei Grifi, che non presentano analoghi rischi di danneggiamento, e che, oltre a rappresentare l’archeologia della Daunia e della Magna Grecia, sono testimoni dell’azione del Nucleo Tutela PC dei Carabinieri, che quelle opere d’arte e tante altre hanno sottratto ai clandestini e ai trafficanti.

È rettore emerito dell’Università di Foggia, ben piazzata nella classifica italiana nell'area delle Scienze dell'Antichità, nei settori dell’archeologia e tardoantichistico-medievistico. Perché chiudere la laurea magistrale?

È stato un errore gravissimo, che ha fatto seguito anche alla chiusura di un qualificatissimo dottorato in storia e archeologia dei paesaggi. Danneggiare in un territorio ricco di cultura come la Daunia il settore dei beni culturali, peraltro molto apprezzato a livello nazionale e internazionale (come dimostrano i parametri di valutazione della qualità della ricerca), è suicida e dimostra non solo insensibilità culturale ma anche scarsa lungimiranza nel governo di una università moderna.

Dal 2012 è presidente della Fondazione Apulia felix onlus. La valorizzazione del patrimonio necessita dell’alleanza tra pubblico e privato?

Si tratta di un’esperienza molto innovativa e interessante, soprattutto perché fatta in una città del Sud: alcuni imprenditori e professionisti con generosità e spirito civico sostengono attività culturali e sociali. Abbiamo preso in gestione e ristrutturato una ex chiesa, Santa Chiara, nel cuore antico di Foggia, che ora è un auditorium, un centro culturale vivace e attivo, con un’intensa attività, conferenze, dibattiti, concerti, mostre, rappresentazioni teatrali; uno spazio restituito ai cittadini. Ci vorremmo candidare a gestire altri luoghi della cultura in Capitana e nell’intera Puglia, dando attuazione al nome della Fondazione: vorremmo contribuire a rendere la Puglia felix, cioè produttiva, fertile, feconda, attraverso la cultura, la ricerca, la formazione.

Ho una settimana per visitare le bellezze di Puglia. Cosa non posso proprio perdermi, tra costa ed entroterra?

Questa domanda mi mette in crisi, perché rischierei di elencare le città, i siti e i monumenti più noti. Mentre il nostro patrimonio è diffuso ed è tutto da scoprire Consiglierei di programmare una settimana all’anno per i prossimi dieci anni. Forse così si potrà conoscere almeno una parte del patrimonio culturale  e paesaggistico di questa bella regione.


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