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L'elenco dei motivi per cui Sangiuliano dovrebbe dimettersi (non per Boccia)

Ha voluto imporre una nuova inutile riorganizzazione del Ministero aumentando il numero dei dirigenti, rendendo il centro ancor più macrocefalo, creando 4 dipartimenti che rischiano di diventare 4 mini-ministeri tra loro incomunicabili. Poi, c'è tutto il resto.


Parlare di questa penosa e squallida vicenda boccaccesca del ministro Gennaro Sangiuliano sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. A danneggiare la sua immagine (e purtroppo anche quella del ministero fondato da Giovanni Spadolini) ci sta pensando da solo in questo botta e risposta di mezze verità, smentite, precisazioni, confessioni con la sua “consigliera” Maria Rosaria Boccia.

Chi scrive ha contestato, con una serie di interventi sull’Huffington Post, le scelte di Sangiuliano fin da subito, ma non per le sue continue gaffes e dimostrazioni di inadeguatezza (anche culturale), bensì per le sue scelte. Per cosa, infatti, andrebbe ricordato il ministro Sangiuliano? Quali sarebbero le sue azioni positive, cui fanno riferimento i suoi alleati di governo? Per l’incremento del numero di visitatori dei musei, secondo un trend in atto da anni? Certo ha aumentato il numero dei musei autonomi e ha introdotto qualche altra giornata gratuita oltre alle prime domeniche del mese: ma francamente non mi sembra gran cosa.

Per il resto, ha voluto imporre una nuova inutile riorganizzazione del Ministero, di cui non si avvertiva nessun bisogno, aumentando il numero dei dirigenti, rendendo il centro ancor più macrocefalo, creando 4 dipartimenti che rischiano di diventare 4 mini-ministeri tra loro incomunicabili. L’annoso problema al MiC di separazione tra le sue varie anime (tanto che Marco Cammelli, grande giurista dei beni culturali, ha parlato di un ministero a “canne d’organo’, tra loro incomunicabili): ora le canne sono completamente separate. La distinzione netta in due diversi dipartimenti, uno della tutela l’altro della valorizzazione, frammenta definitivamente l’unitarietà del patrimonio culturale (con danno in particolare per la tutela, sempre più ridimensionata e marginalizzata).

Per non parlare della sua geniale trovata di far pagare l’uso delle immagini del patrimonio culturale, inizialmente addirittura anche per le pubblicazioni scientifiche, con un anacronistico decreto (nell’epoca di internet e dell’accesso aperto) corredato da tabelle tanto bizantine quanto inapplicabili, contestate anche dalla Corte dei Conti oltre che da tutte le associazioni scientifiche, dal mondo dell’università e della ricerca, dal Consiglio Universitario Nazionale e addirittura dalla sempre pacata Accademia dei Lincei. Tanto da dover rifare il decreto, che peraltro risulta inapplicabile anche nella nuova versione: sarebbe interessante sapere quante risorse economiche ha prodotto l’imposizione di quei dannosi balzelli e se, come sottolineava la Corte dei Conti, i costi per il personale impegnato nella gestione delle procedure di riscossione sono maggiori dei ricavi, con evidente danno erariale, oltre che culturale. Il decreto contiene anche norme contro un uso ritenuto improprio delle immagini, quasi che il ministro voglia instituire una “polizia morale” con il potere di colpire tali usi. Siamo in uno Stato etico e non in un moderno paese europeo? Ma la morale, si sa, vale per gli altri e non per le proprie vicende. Inoltre, Sangiuliano avrebbe dovuto innanzitutto colpire l’uso della Venere di Botticelli influencer nella pubblicità della sua collega Daniela Santanché!

Anche nel campo delle attività culturali la gestione di Sangiuliano non brilla, come emerge dalle proteste del mondo del cinema per la modifica del Tax credit, a danno soprattutto della parte più debole del comparto: si rischia così di compromettere un settore dell’impresa culturale che negli ultimi anni si andava riprendendo. È significativo che in questa riforma si sia privilegiato il contributo a storie che valorizzino l’identità nazionale: si vuole un cinema patriottico? Ecco il vero obiettivo di Sangiuliano (assegnatogli dalla presidente Meloni, alla quale lui risponde sempre obbediente, tanto da sottomettersi alla gogna mediatica pur di non perdere il suo posto): fare del MiC il nuovo MinCulPop, mostrando una vera ossessione atteggiandosi a novello Gentile o Bottai e affermare la cultura di destra.

Evidentemente Sangiuliano ha pensato che la strada più veloce si attuasse mandando via, anche in malo modo, persone competenti (ma non considerate fedeli) e imponendo in posti di rilievo persone di scarsa competenza quando non totalmente inadeguate, quasi mai tecnici con competenze tecnico-scientifiche specifiche. È in questo contesto che va inserito il caso della Boccia, che poi si è colorato di altri ingredienti.

Tra i consiglieri del ministro non risultano, infatti, veri e propri specialisti del patrimonio culturale, archeologi, storici dell’arte, archivisti, bibliotecari, antropologi, ma abbondano giornalisti e altre figure varie: dalla direttrice – anzi direttore – d’orchestra Beatrice Venezi, Consigliere del Ministro per la musica (compenso annuo 30.000 euro) a Mogol, Consigliere del Ministro per la cultura popolare (a titolo gratuito), da Aida Romagnuolo, Consigliere del Ministro per le aree interne e montane (compenso annuo 20.000 euro) a Stefano Bruno Galli, Consigliere del Ministro per i rapporti con gli enti territoriali e locali in materia di valorizzazione del patrimonio culturale (compenso annuo 40.000), da Chiara Antonio D’Alessandro, Consigliere del Ministro per il patrimonio culturale immateriale (compenso annuo 20.000 euro) a Laura Valente, Consigliere del Ministro per i nuovi progetti museali (compenso annuo 40.000 euro), oltre a una pletora di consiglieri a titolo gratuito nei campi più vari, che, a quanto pare, si sarebbe dovuta arricchire dell’apporto anche della dott.ssa Boccia. Nessuno mette in dubbio le competenze di tali consiglieri nei loro ambiti, ma colpisce l’assenza di molte altre figure di esperti di beni culturali, sempre presenti nello staff dei vari ministri passati. Molti sono stati presi dal partito di appartenenza o da ambiti vicini, come Francesco Giubilei (compenso annuo 40.000 euro, il cui incarico è però cessato), Consigliere del Ministro per la promozione della cultura tra i giovani e presidente della Fondazione Tatarella. La moglie del mentore del ministro, Pinuccio Tatarella, Angela Filipponio Tatarella, ex docente di filosofia del diritto, è stata designata componente del Consiglio Superiore Beni Culturali e Paesaggistici, cioè l’organo massimo di indirizzo e consiglio del ministero, nel quale Sangiuliano ha inserito prevalentemente giuristi. Dopo le dimissioni di Vittorio Sgarbi, per le sue note vicende, nessuno al vertice politico del MiC ha propriamente competenze specifiche nel patrimonio culturale.

Negli ultimi tempi il ministro Sangiuliano, mentre tesseva la sua love story con la Boccia, si accaniva in ogni modo nella ricerca della maniera migliore per mandare via dalla Fondazione Museo Egizio di Torino l’attiva e competente Evelina Christillin e l’ottimo direttore egittologo Christian Greco, annunciando il reclutamento di un assai discusso egittologo Zahi Hawass.

Per questa e molte altre gravi responsabilità politiche, compreso il mostruoso danno d’immagine arrecato al Ministero, a tutti i suoi dirigenti e funzionari impegnati in un difficile lavoro di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano (si pensi solo al danno per Pompei esclusa dalla riunione del G7 della cultura), e al Paese intero che Sangiuliano dovrebbe presentare le dimissioni (che la Meloni farebbe bene ad accogliere, anzi a sollecitare), più che per questa squallida vicenda di uso del potere.


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