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La riforma del Mibact fa rinascere l'attenzione per il patrimonio subacqueo

È stata presentata dal ministro Dario Franceschini la nuova organizzazione del MiBACT, l’ennesima resasi necessaria dopo la pasticciata e frettolosa riorganizzazione promossa dal precedente ministro Alberto Bonisoli, che aveva prodotto non poche confusioni, come l’insensata e incomprensibile eliminazione dell’autonomia di tre importanti musei-parchi come Villa Giulia, Galleria dell’Accademia di Firenze e il parco dell’Appia, ora prontamente (e giustamente) ripristinata da Franceschini.

Si spera che possano anche riprendere presto servizio i tre direttori prima in carica, uno dei quali (Simone Quilici), peraltro, appena nominato dallo stesso Bonisoli. La restituzione dell’autonomia a questi tre musei è solo una delle novità introdotte da Franceschini con un provvedimento che non solo si preoccupa di ripristinare quanto improvvidamente smantellato ma anche di dare maggiore coerenza e articolazione al disegno complessivo della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale avviato nel 2014. 

In tal senso va innanzitutto il ritorno del turismo al MiBACT, con la necessità di una specifica Direzione Generale, che ci si augura possa essere dotata di mezzi e personale adeguati ai compiti. Nella stessa direzione vanno non solo la conferma delle Soprintendenze uniche a base territoriale con l’istituzione di nuove sette Soprintendenze in regioni particolarmente complesse (Liguria, Lombardia, Toscana, Lazio, Marche), ma anche il ripristino dei poli museali regionali, ora denominati Direzioni museali regionali (che si spera svolgano maggiormente un ruolo nella costruzione dei sistemi museali locali, d’intesa con Regioni, Comuni, Diocesi e privati, nel quadro del sistema museale nazionale, anche dando vita a forme innovative di gestione con il coinvolgimento delle energie presenti in ogni regione), dei Segretariati regionali e delle Commissioni regionali del patrimonio culturale che raggruppano tutti i dirigenti dei vari istituti periferici del MiBACT in ogni Regione per garantire un confronto tra di loro e una omogeneità negli interventi di tutela e valorizzazione, oltre a costituire un riferimento unitario per Regioni e Enti locali. 

Fin qui siamo nel campo del ripristino e potenziamento di quanto era stato smontato. Le novità sono però non meno importanti. A partire da quella che considero la più rilevante: l’istituzione della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, che avrà sede a Taranto. Si tratta di un provvedimento di grande portata strategica per più versi, innanzitutto perché finalmente restituisce una necessaria attenzione all’archeologia subacquea che negli ultimi anni è stata fortemente ridimensionata, se non del tutto annullata.

L’Italia ha, infatti, una gloriosa tradizione in questo settore: di fatto l’archeologia subacquea è nata proprio in Italia e in Francia alla metà del Novecento. Si pensi alla straordinaria e innovativa figura di Nino Lamboglia che per primo intuì l’importanza di questa disciplina e diede vita al Centro sperimentale di archeologia sottomarina, che fu anche dotato di imbarcazioni specializzate nelle ricerche archeologiche. Poi quella realtà andò progressivamente in crisi già negli anni 70-80 dopo l’improvvisa morte di Lamboglia e l’Italia non si è mai dotata di una specifica Soprintendenza, a differenza della Francia che fin dal 1966 istituì la Direzione delle Ricerche archeologiche sottomarine e subacquee (DRASSM), con sede a Marsiglia, dotata di imbarcazioni, mezzi e personale specializzato, e con competenza di tutela del patrimonio in tutte le acque francesi.

Strutture analoghe esistono in Spagna e in molti altri Paesi, tranne che, finora, in Italia, che negli anni passati diede vita solo a un Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea (STAS), con funzioni solo di supporto alle soprintendenze, che non ha però lasciato un ricordo particolarmente positivo. Unica eccezione in Sicilia, Regione dotata di autonomia nei beni culturali, che ha istituito la Soprintendenza del Mare grazie all’iniziativa e alle grandi capacità di Sebastiano Tusa, purtroppo scomparso di recente in un drammatico incidente aereo.

Quella di Taranto potrà dunque essere l’occasione per restituire all’Italia un ruolo anche internazionale nel campo dell’archeologia subacquea, se si saprà operare ad alti livelli, evitando il rischio del basso profilo e della mera operazione di facciata. Da Taranto dipenderanno sedi operative (al momento sono previste a Napoli e a Venezia, ma sarebbe opportuno prevederne altre, almeno in Sardegna e in Toscana-Liguria) per poter intervenire nei vari ambiti lungo una costa, come quella italiana, lunga molte migliaia di chilometri.

Quanto mai opportuna è la scelta della città dei due mari, per tanti motivi: la sua collocazione geografica, centrale rispetto ai mari italiani, il suo antico rapporto con il mare, la necessità di dar vita, in una città colpita da una crisi profonda, a prospettive nuove che non potranno esserci senza valorizzare il patrimonio culturale, il paesaggio, le risorse del mare, investendo in ricerca, alta formazione, innovazione.

Ovviamente ci si augura che la realizzazione della Soprintendenza del Mare non deluda le attese: servirà infatti non solo una sede adeguata, con uffici, laboratori e magazzini ma soprattutto personale scientifico specializzato (archeologi subacquei e navali, bioarcheologi, ma anche geoarcheologi/geomorfologi, architetti, antropologi culturali, restauratori), tecnici sommozzatori, fotografi, videoperatori, disegnatori (con abilità subacquee), ecc. Ma serviranno soprattutto imbarcazioni attrezzate per le ricerche in mare (simile alla nave André Malraux della DRASMM) con attrezzature per lo scavo archeologico sottomarino, le prospezioni geofisiche.

Inizialmente un accordo con la Marina Militare o con altri corpi specializzati dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, sarà necessario. Così come sono auspicabili strette collaborazioni e accordi operativi con le Università (sono molte quelle in cui sono attivi archeologi e insegnamenti di archeologa subacquea: Bari, Campania, Catania, Foggia, Napoli L’Orientale, Napoli Suor Orsola Benincasa, Pisa, Roma tre, Salento, Sassari, Udine, Viterbo, Venezia), il Cnr e altri Istituti di ricerca.

M. VITELLI/ASSO ROMA,

Non mancano altre importanti novità, come la nascita di nuovi sette musei-parchi autonomi: Vittoriano-Palazzo Venezia, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Museo Nazionale dell’Abruzzo, Muse Archeologico Nazionale di Cagliari, Palazzo Reale di Napoli, Museo Nazionale di Matera e, in particolare, mi piace sottolineare l’importanza (e la difficoltà) di quello di Sibari, sito archeologico di importanza straordinaria pari solo alla sua sfortuna per le tante occasioni mancate e i complessi problemi ambientali legati a quel sito.

Anche la nascita di una specifica Direzione Generale per la Sicurezza  prevenzione e l’emergenza rappresenta un importante passo in avanti per dotare finalmente il nostro Paese di strutture specificamente specializzate nella prevenzione e nella manutenzione programmata e anche nelle emergenze: spero sia anche un passo decisivo per giungere presto alla nascita di una specifica funzione dedicata al patrimonio culturale nella Protezione Civile

Infine, vanno sottolineate altre novità, dall’attenzione data al settore degli Archivi e Biblioteche (si istituiscono tre soprintende archivistico-bibliotecarie soppresse, si restituisce autonomia organizzativa agli Archivi di Stato e si attribuisce particolare rilievo all’Archivio Centrale dello Stato che torna a essere diretto da un dirigente di prima fascia, si istituisce la Biblioteca Nazionale dei Girolamini a Napoli) all’investimento sul digitale (nasce l’Istituto per la digitalizzazione del patrimonio, che darà vita alla Digital Library) sulla creatività contemporanea, e altre ancora. Certo la nascita di molte nuove strutture si scontrerà a breve con la mancanza di dirigenti e con il necessario ricorso a incarichi ad interim, ma il disegno complessivo ne esce rafforzato e ora la battaglia sarà quella delle risorse umane.

Pur in una fase politicamente difficile e alquanto precaria e nonostante le responsabilità nel garantire gli instabili equilibri del Governo, che lo impegnano quotidianamente, Dario Franceschini sta interpretando questo suo nuovo mandato nel senso del consolidamento e nell’ampliamento delle riforme da lui volute fin dal 2014 e soprattutto nel dotare il Ministero di nuove risorse e di nuovo personale (sin segnala in tal senso l’ottenimento di ben 31 nuovi posti di dirigente, 2 di prima e 29 di seconda fascia, destinati in gran parte alle strutture periferiche, mentre si è in attesa del nuovo grande bando di concorso per funzionari, tecnici e amministrativi).

Le riforme, infatti, camminano sulle gambe e grazie alla competenza, la passione, la voglia di innovazione e l’intelligenza delle persone. Cosa di cui il MiBACT (e il Paese) ha enorme bisogno.

Pubblicato in https://www.huffingtonpost.it/entry/la-riforma-del-mibact-fa-rinascere-lattenzione-per-il-patrimonio-subacqueo_it_5de7c51ce4b0d50f32ac3d81?fbclid=IwAR3iU7VacueFVIzu9jxAHvE4S-FAfM_pDYq3Z7I1-6XlkLBl44IKoVooi_w
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