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La villa romana di Patti Marina: un caposaldo del Tardoantico tenuto male!
Ho avuto finalmente la possibilità di visitare la Villa romana di Patti, approfittando di qualche giorno a Brolo e di una puntata a Lipari proprio da Patti. E' una di quelle ville tante volte studiate e citate da chi come me si occupa di ville tardoantiche. Quindi ci vado con una grande attesa. La delusione che provo nel verificare lo stato di quasi abbandono in cui si trova è dolorosa e fastidiosa ancor più delle tante punture di zanzare che attaccano me e mia moglie (forse anche perché ci siamo stati al tramonto). Lo scavo risale a tanti anni fa (tempi del soprintendente Voza), esattamente al 1973 e partì come scavo di emergenza perché la villa fu scoperta in occasione della costruzione di un imponente viadotto per l'autostrada Messina-Palermo, che ancora oggi domina sul sito archeologico. Gli scavi però sono proseguiti negli anni e sono di fatto ancora in corso (anche se non hanno mai avuto una vera edizione). Da quanto si vede ancora oggi sentirei di esprimere qualche perplessità su questi scavi, soprattutto in riferimento alle varie fasi successive alla fine della villa. La grande villa si articolava intorno ad un ampio peristilio, con vari ambienti, tra cui una grande sala absidata e una tricora (sala con tre absidi), una sala da pranzo destinata ad ospitare banchetti con ospiti sdraiati su divani semicircolari (stibadia), numerosi pavimenti a mosaico geometrici con pannelli figurati; la villa, datata al IV secolo e secondo gli scavatori abbandonata a causa di un terremoto alla fine del IV-Inizi del V secolo, era dotata anche di terme. Non escluderei però anche una prosecuzione della vita della villa anche almeno nel V. Interessanti le fasi di trasformazione e rioccupazione, con la chiusura di molti ingressi, rialzamenti di pavimenti, nuove costruzioni.
Come dicevo, colpisce lo stato di incuria, con erba alta, strutture e ambienti sporchi, pavimenti a mosaico in stato precario. E soprattutto mi ha colpito molto negativamente la copertura, una mega tettoia metallica con profilo curvo, con pesanti pilastri distribuiti nell'area archeologica e una selva di tiranti, che reggono anche le passerelle. Nessun minimo supporto didattico sul sito (si rinvia al piccolo Antiquarium ma dubito che un visitatore normale possa visitare l'esposizione, vedere la pianta della villa e poi capire il rapporto tra pianta, foto e oggetti e la realtà delle strutture). La copertura è invasiva e peraltro per nulla in grado di proteggere le strutture dal vento, dalla polvere (e pare anche dalla pioggia, perché mi dicono che piove anche sotto la tettoia). Una megastruttura che pensavo fosse stata realizzata decenni fa ma che invece scopro essere stata costruita solo pochi anni fa (e la stanno già riparando!). La vecchia copertura pare fosse più protettiva. Insomma un tipo di copertura che si ispira ad una vecchia (e spero del tutto superata) concezione di protezione. Come sarebbe stato meglio, per la protezione e anche per la comprensione del complesso, utilizzare gli stessi muri antichi come base per le coperture e una struttura che consentisse di comprendere la forma e le funzioni dei vari ambienti, come si è fatto a Piazza Armerina o come abbiamo fatto noi a Faragola!
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