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Mandare via Christian Greco crea un danno al Museo Egizio e a Torino

Sangiuliano ha cominciato a far trapelare il nome di Zahi Hawass alla presidenza della Fondazione. Una maniera indiretta per far fuori Greco, magari costretto a dimettersi perché non posto più nelle condizioni di libertà e serenità per poter portare avanti i suoi progetti


Prosegue senza sosta l’occupazione militare dei luoghi della cultura da parte del ministro Gennaro Sangiuliano, forse il più fedele esecutore della strategia propagandistica della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel voler affermare, manu militari, una cultura di destra. Evidentemente Sangiuliano pensa di essere Giuseppe Bottai o addirittura Giovanni Gentile!

Prosegue senza sosta l’occupazione militare dei luoghi della cultura da parte del ministro Gennaro Sangiuliano, forse il più fedele esecutore della strategia propagandistica della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel voler affermare, manu militari, una cultura di destra. Evidentemente Sangiuliano pensa di essere Giuseppe Bottai o addirittura Giovanni Gentile!

Poco importa se si tratta di smantellare istituzioni di successo, che funzionano benissimo, come il Museo Egizio di Torino, da tempo agognato obiettivo di conquista.

Non è stata mai perdonata, evidentemente, la figuraccia che l’ottimo direttore dell’Egizio Christian Greco fece fare il 9 febbraio del 2018 all’attuale premier, allora solo leader di Fratelli d’Italia impegnata in una campagna elettorale, che, a seguito degli attacchi di esponenti del suo partito contro un’iniziativa del museo (tra le tante dedicate a varie categorie di visitatori) a favore delle persone di lingua araba, aveva organizzato, con l’accusa al direttore di fare “razzismo al contrario”, una protesta all’esterno del museo.

Greco, in maniera molto pacata, incontrò davanti al Museo una Meloni esagitata, cercando di spiegarle il senso di quella operazione, tra le tante progettate per attirare nuovi visitatori, come le coppie nel giorno di San Valentino o le gratuità nel giorno del proprio compleanno. Iniziative finalizzate soprattutto all’inclusione di tanti pezzi di società normalmente esclusi dalla vita culturale. Con una visione di Museo aperto alla città, capace di parlare a tutti, bambini, giovani, anziani, stranieri, e anche agli immigrati.

Se, infatti, una delle missioni di un museo moderno consiste nello stabilire un rapporto attivo, e non univoco, con la comunità locale, anche nello spirito della Convenzione di Faro sul valore del patrimonio culturale per la società, non si può prescindere dal considerare che le nostre comunità sono in rapida e profonda trasformazione, soprattutto per effetto di una massiccia immigrazione. L’Egizio, peraltro, non è un normale museo archeologico: è un pezzo di Egitto e di Nord Africa in Italia e in Europa. Nato nel1824, è il primo grande museo egizio, più antico anche del museo del Cairo (del 1858), e quest’anno festeggia il suo bicentenario. Non con banali celebrazioni retoriche ma con un grande progetto di allestimento e di rinnovamento.

Il Museo Egizio è una realtà innovativa anche dal punto di visto gestionale: è una Fondazione, istituita nel 2004, cui afferiscono istituzioni nazionali e locali, il MiC, la Regione, la Provincia, il Comune oltre alla Compagnia di San Paolo e alla Fondazione CRT. Nel 2014 i vertici della Fondazione assunsero, con una selezione internazionale, il nuovo direttore, scegliendo tra i vari candidati un giovane e dinamico egittologo italiano, Christian Greco, da anni attivo in Olanda. In un decennio di direzione, con il pieno sostegno della Presidente della Fondazione Evelina Christillin e delle varie Istituzioni coinvolte nel CdA, in primis dell’allora ministro Dario Franceschini, Greco ha trasformato l’Egizio, pur nel pieno rispetto della tradizione, in un museo moderno, vivace, vivo, inclusivo, in dialogo attivo con la città e la comunità. Un museo che si è dotato di decine di dipendenti, prevalentemente giovani, ha superato un milione di visitatori, raggiungendo una sostanziale sostenibilità, ha soprattutto investito nella ricerca: ha avviato scavi e ricerche in Egitto, ha sviluppato decine di collaborazioni con Università e centri di ricerca italiani e stranieri, ha moltiplicato le tesi di laurea, specializzazione e di dottorato di ricerca dedicate al Museo, ha prodotto numerose pubblicazioni. La reputazione internazionale è crescita a dismisura, la stima della comunità scientifica anche e, cosa non scontata, anche l’apprezzamento del pubblico e con esso l’economia indotta. Il turismo culturale a Torino si è sviluppato enormemente, e molto si deve proprio al rinnovamento dell’Egizio.

Recentemente i due principali artefici di questa rinascita hanno esplicitato la loro visione in un bel libro Einaudi “Le memorie del futuro. Musei e ricerca”. Insomma, l’Egizio si è conquistato un consenso generale, anche da parte di chi anni fa criticava le riforme dei musei e dei beni culturali promosse dal ministro Franceschini, che proprio nel museo torinese hanno trovato una delle migliori applicazioni.

Ma lo sgarbo evidentemente continuava sotterraneamente a scavare il solco. Da tempo è attiva la pressione su Sangiuliano per mettere alla porta Christian Greco. Poi si è puntato sulla presidente, che è a fine mandato e che ha chiesto solo di portare a termine serenamente i progetti del bicentenario. Sangiuliano ha cominciato a far trapelare il nome di Zahi Hawass alla presidenza della Fondazione. Ma altri nomi, anche molto meno prestigiosi, circolano negli ambienti ben informati. È in realtà una maniera indiretta (e nemmeno tanto sottile) per far fuori Greco, magari costretto a dimettersi perché non posto più nelle condizioni di necessaria libertà e serenità per poter portare avanti i suoi progetti. Senza la fiducia e il pieno sostegno di Evelina Christillin, Greco poco avrebbe potuto fare.

Come fa il ministro a non capire che mandando via Christian Greco dall’Egizio non fa del male a Greco, che troverebbe senza grandi difficoltà un posto di prestigio in altri musei internazionali o in università, ma fa del male all’Egizio e a Torino?

Tra le varie iniziative sorte per cercare di bloccare questa dissennata decisione di smantellare l’assetto direttivo del Museo e della Fondazione, sta riscuotendo un’enorme adesione (oltre 350 le firme del mondo dell’archeologia, delle arti e della cultura) un appello, ora pubblicato su La Stampa, di cui riporto il testo:

 

Lettera aperta della comunità scientifica a sostegno del Museo Egizio

Cari tutti/e, 

questa lettera è indirizzata proprio a tutti/e, perché la cultura è, appunto, di tutti/e. 

Dopo neanche un anno, scendiamo di nuovo in campo in difesa del Museo Egizio di Torino: chiediamo con forza che il Museo possa continuare a rappresentare un punto di riferimento nazionale e internazionale per egittologi, archeologi, ricercatori, scienziati, professori universitari e studenti.

L'eccellente lavoro svolto dalla Presidente Evelina Christillin, che coordina una squadra affiatata ed efficiente, ha reso il Museo Egizio un esempio per altre istituzioni, facendo in modo che divenisse un ponte ed un canale di comunicazione importante tra l’Italia, e quindi l’Europa, e l’Egitto. 

Chiediamo quindi che la Presidente venga confermata almeno fino alla fine dei lavori per il Bicentenario, e che venga permesso al Museo di continuare a lavorare al servizio dell’intera società, come ha fatto negli ultimi 10 anni. 

Esprimiamo dunque tutto il nostro pieno sostegno e la nostra grande riconoscenza al Museo Egizio, ai suoi vertici e al suo staff per tutto quello che hanno fatto, stanno facendo e faranno per tutti/e noi. 

Nonostante tali proteste, da orgoglioso napoletano, il ministro Sangiuliano ha deciso di ispirarsi al film del 1971 del suo celebre concittadino Pasquale Squitieri: “La vendetta è un piatto che si serve freddo”.

Magari è convinto di fare un atto gradito al suo capo. Non è, però, del tutto escluso che la sua iniziativa si trasformi in un boomerang. Ancora pochi giorni fa, parlando con colleghi torinesi di questi tentativi, in atto da mesi, di delegittimazione ed estromissione del duo Christillin-Greco, mi si faceva notare che non solo si manifesterebbe (come effettivamente si sta manifestando) l’opposizione di varie istituzioni, ma che si avrebbe anche una vera sollevazione popolare della comunità di Torino, e non solo di quella schierata a sinistra. Un ex grande sindaco, Valentino Castellani, in un seminario sulla trasformazione Torino da città industriale a città culturale, a proposito della minaccia dell’Egizio senza Greco, ha sostenuto: “dovranno passare sul mio cadavere e su quelli dei torinesi”.

Chissà, forse inconsapevolmente Sangiuliano sta facendo in modo che il merito, le capacità, i risultati positivi possano diventare finalmente un patrimonio trasversale.

Pubblicato in https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/06/19/news/la_vendetta_e_un_piatto_che_si_serve_freddo-16231192/


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