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Renzi e le Università di serie A e di serie B.

Renzi ha detto delle cose molto gravi sull'Università italiana al Politecnico di Torino; anche delle fesserie, questo è evidente; è mal informato, non conosce il problema, non ha idea evidentemente di cosa sia successo nelle università italiane negli ultimi anni, tra tagli drammatici di finanziamento (800 milioni complessivamente, ma in alcuni casi con percentuali che superano il 15-20%), non riesce a comprendere il ruolo delle università in zone difficili come al Sud.

Se si utilizzassero peraltro i dati della VQR dell'ANVUR, gli unici ufficiali dello Stato italiano e del MIUR, come ha evidenziato con grande ironia ROARS (http://www.roars.it/online/renzi-ha-ragione-ridimensioniamo-gli-atenei-di-serie-b-come-firenze-politecnico-di-torino-e-bocconi/), una serie di garndi università, tra cui anche quella nella quale Renzi parlava, rischierebbero di finire in serie B. 

Ma bisognerebbe avere anche il coraggio di ammettere che le università dovrebbero avere più coraggio nel fare scelte precise di investimento sulla qualità e sul merito e che quando questo è stato tentato non si è ottenuto molto consenso e nemmeno un supporto adeguato dal ministero. Se una università non intende autocondannarsi ad essere di serie B (di fatto realizzando il piano esternato da Renzi, e prima di lui già dai precedenti governi e ministri) dovrebbe fare scelte di puntare su quelle aree nelle quali ha maggiori competenze (non autoattribuite ma certificate) e in ambiti specifici peculiari; dovrebbe evitare di inseguire la quantità, aprendo corsi triennali, magari decentrati solo perché si racimola qualche soldino, e solo perché attirano studenti anche con miraggi di professionalità improbabili, ma dovrebbe tener duro sulle lauree magistrali, sui dottorati, sulle specializzazioni. Dovrebbe soprattutto stringere accordi seri con altre università dello stesso territorio per eliminare duplicazioni e far convergere le energie e le risorse in ambiti di più alto profilo qualitativo. E' stato questo il tentativo purtroppo fallito della Federazione UNISEI delle università di Puglia, Basilicata e Molise. Insomma dovrebbe saper scegliere, con coraggio, con un progetto, puntando sulle vere e documentate eccellenze (parola insopportabile perché abusata). Su questa base si dovrebbero fare accordi internazionali. Ovviamente io avevo e ho le mie idee a proposito delle scelte che una università con quella di Foggia, insieme alle altre pugliesi, potrebbe e dovrebbe fare. Ma non mi sembra che si vada su questa strada e chi scrive ormai non ha più alcun ruolo, se non quello del docente e del ricercatore, in un ambito peraltro ormai assai ridimensionato. Ma non perdo la speranza che si sappia guardare al futuro con progetti strategici realmente basati sulla qualità, sul merito, sulle competenze, e non sulle amicizie, i favori e le clientele. Solo così si sconfigge il progetto di Renzi e di chi la pensa come lui, non con lamentazioni e piagnistei, a danni ormai fatti, come troppo spesso accade. Altrimenti il Sud in particolare si rassegni ad essere di serie B.


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