La terribile notizia dell'aereo caduto in Etiopia si carica di un ulteriore dolore per la perdita di un grande archeologo, e un caro amico, Sebastiano Tusa.
Conoscevo Sebastiano da tanto tempo anche per i comuni interessi per l'archeologia subacquea. Recentemente i nostri rapporti si erano stretti per la sua funzione di Assessore ai beni culturali per la Regione Sicilia. Mi aveva chiesto di restare nel Consiglio Regionale dei Beni Culturali, dal quale avevo dato le dimissioni, e avevo accettato per stima nei suoi confronti. L'avevo incontrato recentemente a Palermo in occasione della riunione del Consiglio e per la presentazione del mio libro al Museo Salinas, alla quale aveva voluto partecipare personalmente. L'avevo poi rivisto a Firenze a tourismA, dove aveva organizzato una tavola rotonda per ragionare sul progetto di demolizione del ponte Morandi a Agrigento, e infine l'avevo sentito al telefono pochi giorni fa per organizzare la prossima riunione del Consiglio regionale a Siracusa il prossimo 15 settembre. Aveva infatti accolto il mio suggerimento a organizzare riunioni del Consiglio in varie sedi siciliane per affrontare temi specifici e per segnare un rapporto più stretto tra il Consiglio e l'assessorato e le diverse realtà locali.
Avevo apprezzato e sostenuto la sua scelta di essere assessore. Lui da sempre di sinistra aveva accettato l'invito del presidente Musumeci: non era una scelta opportunistica, ma la dimostrazione di un impegno per il patrimonio culturale, che prescinde dalle 'appartenenze politiche'. Un esempio di chi preferisce l'etica della responsabilità all'etica di principi. Era molto preso da questo suo nuovo impegno e l'ho visto fortemente desideroso di fare bene, di dare un senso al Consiglio Regionale Beni Culturali e soprattutto di rilanciare tutto il settore dei beni culturali in Sicilia.
Aveva affrontato con coraggio e grande forza e dignità una grave malattia ed eravamo tutti felici, amici e colleghi, di rivederlo come sempre carico di entusiasmo e di voglia di fare.
Figlio del famoso archeologo Vincenzo Tusa, era lui steso un archeologo di livello internazionale. Aveva fatto benissimo come Soprintendente del Mare: per primo, in Italia, aveva compreso la necessità di istituire una struttura specificamente dedicata alla ricerca, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale marino. Prendendo a modello il DRASSM-Department des Recherches Archéologiques Sous-Marines et Subaquatiques francese, aveva proposto di istituire la Soprintendenza del Mare in Sicilia, avvalendosi dell'autonomia della regione nel campo dei beni culturali. Aveva immaginato e costruito una realtà che si occupasse in maniera olistica dei beni culturali marittimi, archeologici, storici, storico-artistici, demoetnoantropologici, paesaggistici. Una realtà unica, un vero modello, nel nostro Paese. Archeologo con interessi per la preistoria, aveva saputo sviluppare un approccio globale, diacronico, contestuale, privilegiando l'archeologia subacquea. Numerose e notevoli le sue ricerche: mi limito a indicare solo il grande progetto su Pantelleria e le sue sensazionali scoperte alle isole Egadi, dove aveva individuato, in collaborazione con la statunitense 'Rpm Nautical Foundation', numerosi rostri relativi alla famosa battaglia del 241 a.C.
Cospicua la sua produzione scientifica. Basti ricordare alcuni dei suoi libri: La preistoria nel territorio di Trapani (Marsilio) 1990, Sicilia preistorica (Flaccovio) 1994, La Sicilia nella Preistoria, (Sellerio) 1999, Archeologia e storia nei mari di Sicilia (Magnus) 2010, Selinunte (L'Erma di Bretschneider 2011, Sicilia archeologica, 2015; Primo Mediterraneo. Meditazioni sul mare più antico della storia, 2016; Viaggio nella Grecia antica da Oriente a Occidente, con C. Ruta, 2016; I popoli del Grande Verde. Il Mediterraneo al tempo dei faraoni, 2018; Viaggio nell'antica Roma lungo vie dei saperi, delle cittadinanze e del sacro, con C. Ruta, 2018, tutti editi con Edizioni di Storia e Studi Sociali.
Siamo profondamente addolorati. Perdiamo un grande archeologo e uno studioso impegnato anche nella politica dei beni culturali, un caro amico.