Blog

Si riparte o si mette una pietra sopra i beni culturali?

Nel 2000 nasceva la Facoltà di Lettere nell’Università di Foggia. Una Facoltà molto voluta dall’Università e dal territorio. Fin da subito si individuarono tre settori: quello letterario, quello pedagogico e quello dei beni culturali. E ancora oggi nella denominazione dell’attuale Dipartimento di Studi Umanistici, erede di quella Facoltà, quei tre ambiti risultano specificati. Già nell’atto istitutivo dell’Università, nel 1999, era indicato il settore dei Beni Culturali come uno degli ambiti strategici, tanto che si previde uno specifico corso (un DU poi trasformato in corso di laurea). In tutte le analisi strategiche si indicavano, infatti, l’agricoltura e il patrimonio culturale come i principali assi di sviluppo, coerenti con le peculiarità del territorio di Capitanata. Anche per questo motivo (e per le straordinarie potenzialità archeologiche della Daunia) decisi senza dubbi di trasferirmi a Foggia e di impegnarmi nella costruzione di una realtà di qualità.

Prima un corso triennale in beni culturali con sede a Lucera, poi trasferito a Foggia nell’ambito di una politica di razionalizzazione e chiusura di tutte le sedi decentrate. Poi una laurea magistrale in archeologia. Poi ancora un dottorato di ricerca in Archeologia e didattica dei beni culturali e successivamente uno in Storia e Archeologia globale dei paesaggi. Nel corso di un quindicennio, una serie di risultati molto positivi è stato raggiunto da un gruppo di qualità che si è andato costruendo negli anni e che al momento comprende un professore ordinario, un associato, otto ricercatori a tempo indeterminato, un ricercatore a tempo determinato, due tecnici scientifici (dei ricercatori e tecnici ben otto con abilitazione scientifica nazionale come professore associato: un risultato unico in Italia!). Ne riassumo alcuni: creazione di laboratori molto attrezzati anche con strumentazioni innovative (con sezioni specializzate nell’archeologia dei paesaggi, nell’archeologia digitale, nell’archeologia subacquea, etc.), una biblioteca fornita (circa 20.000 volumi, anche grazie all’acquisizione di intere biblioteche private, a cospicue donazioni, a scambi con altre istituzioni), decine di scavi importantissimi (tra cui Herdonia, Brindisi, Ascoli Satriano-Faragola, Canosa, Montecorvino, Salapia in Puglia, Alba Fucens e Orvieto in altre regioni, e ancora gli scavi subacquei in Francia, in Albania, a Ustica) e di grandi progetti di ricognizione (valli del Celone, dell’Ofanto, del Carapelle, del Cervaro, ager Lucerinus), allestimenti di siti archeologici (musealizzazione di Faragola) e musei (Palazzo Branciforte a Palermo), il coordinamento e la realizzazione della Carta dei Beni Culturali della Puglia, una collana che ha raggiunto 26 volumi (Insulae Diomedeae) e centinaia di altre pubblicazioni, importanti convegni internazionali, cicli di seminari e conferenze, la nascita di una società di spin-off, un numero impressionante di progetti regionali, nazionali e internazionali (tra cui ben 4 PRIN con coordinamento nazionale dal 2002 ad oggi, progetti europei Cultura Archaeolandscapes, progetti ITINERA e Archaeoscapes, etc.), consistenti finanziamenti ottenuti, numerose convenzioni con Enti Locali e contratti di ricerca commissionata da privati.

E certamente dimentico altro. Insomma una realtà molto dinamica e apprezzata a livello nazionale e internazionale, con risultati certificati. Nella VQR-Valutazione della Qualità della Ricerca del 2010 (l’unica finora realizzata dall’ANVUR e che incide anche nei finanziamenti dell’Università, oltre che nella sua credibilità: ancora oggi Unifg vanta giustamente di essere 12a in Italia per qualità della ricerca) tutta l’area di archeologia si è classificata al secondo posto, mentre il settore di archeologia cristiana e medievale è risultato primo in Italia (ed è uno dei soli tre gruppi risultati primi nella nostra Università). Una commissione europea di valutazione, composta da 5 docenti di vari paesi, che ha effettuato alcuni anni fa un’analisi delle potenzialità e delle criticità della nostra Università indicò l’area storico-archeologica come uno dei settori di reale eccellenza.

Ma se devo indicare il risultato più prezioso, quello a cui tengo maggiormente, questo è costituito dai tanti laureati e dottori di ricerca di altissima qualità che si sono formati a Foggia. Mi è spesso capitato di ricevere i complimenti di tanti colleghi italiani e stranieri per la qualità dei nostri allievi, apprezzati per le competenze scientifiche e culturali, per l’impostazione metodologica e anche per le doti umane di impegno e serietà nel lavoro. E nostri allievi lavorano in vari settori, qui a Foggia, in Italia e all'estero.

Un patrimonio, insomma, prezioso, di cui vado orgoglioso, essendo il risultato di 15 anni di lavoro di coordinamento di questa realtà (e trovo anche un po’ triste che debba essere io a rivendicare tali risultati, anche a costo di apparire presuntuoso e autocelebrativo; ma tutto quello che ho indicato è per fortuna facilmente riscontrabile con dati concreti). Un patrimonio di cui dovrebbe andare orgogliosa l’intera Università, come io lo sono stato e lo sono anche per altre importanti realtà in altri ambiti della nostra comunità scientifica. Un patrimonio che qualsiasi Università valorizzerebbe, prescindendo dai fatti personali o strumentali.

Nel corso degli ultimi due anni, prima il dottorato di ricerca poi la laurea magistrale sono stati disattivati, lasciando attivo solo un curriculum in beni culturali in una laurea triennale in Lettere e Beni Culturali. Effettivamente in questi ultimi anni il numero degli studenti si è ridotto (come in tutte le Università), per effetto delle difficoltà negli sbocchi occupazionali: ma un corso di qualità anche se con piccoli numeri andrebbe conservato (se si fosse ragionato solo con i numeri e la quantità, nessun corso di fisica o di filosofia si sarebbe salvato in Italia!). Il risultato delle scelte recenti è un gruppo di docenti e ricercatori ampiamente sottoutilizzati e sempre più demotivati e in cerca di trasferimenti altrove, studenti in fuga verso altre sedi, strutture a rischio di inutilizzo, progetti a rischio, attività sul campo ridotta, progressiva crisi delle iniziative di ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale della Daunia. Il tutto mentre il mondo dei BC si rimette progressivamente in moto e finalmente si riaprono anche possibilità occupazionali, come dimostrano i 500 posti che a breve il MiBACT bandirà, la ripresa del turn over e soprattutto la progettazione di nuove forme di gestione del patrimonio. 

Dopo alcuni tentativi di ripartenza effettuati in questi due anni, si è ora elaborato il progetto di una Laurea Magistrale in ‘Analisi, Valorizzazione e Gestione del patrimonio culturale e paesaggistico’: si intende in tal modo ampliare il campo di applicazione e fornire competenze a più ampio spettro, anche nel settore del turismo culturale, in modo da poter anche contare su un numero maggiore di iscritti. Per martedì il Direttore del Dipartimento ha convocato un incontro pubblico con i soggetti interessati del territorio per presentare il progetto e ricevere suggerimenti e indicazioni, critiche e sostegni. Mi giunge voce che l’iniziativa sarebbe stata censurata e bloccata – ma non si hanno ancora note ufficiali in proposito, mentre resta l’invito ufficiale inviato dal Dipartimento - e che potrebbe non tenersi. A parte le considerazioni sull’eventuale grave divieto imposto a un Dipartimento di convocare autonomamente, per un confronto e per un parere, le istituzioni e i protagonisti nel settore, mi sembra grave che ancora una volta si tenti di bloccare sul nascere qualsiasi iniziativa riguardi i beni culturali.

È questa l’ultima chiamata. Se fallisse, credo che dovremmo mettere una pietra sopra 15 anni di lavoro, di impegno e di risultati concreti. Mi chiedo se anche questa volta tutto avverrà nel silenzio e nel disinteresse della comunità scientifica e della comunità locale. Si continuerà a fare retorica sui beni culturali della Daunia o sulle ‘eccellenze’? Continueranno i piagnistei per le iniziative che chiudono, le invidie per le altre realtà che crescono, le lamentele per i mancati riconoscimenti? Si individueranno le responsabilità per il danno culturale, scientifico e anche economico determinato da queste scelte?

E nessuno potrà dire che non sapeva. 


<< Indietro

Ultimi post

L'infinita cialtronaggine con il dottorato in Italia

La vicenda del Dottorato di ricerca, cioè del livello più alto della formazione universitaria, inteso come avvio alla ricerca in vari ambiti, in...

Le assaggiatrici

Ho visto “le assaggiatrici” di Silvio Soldini, che ha aperto il Bifest di Bari che proprio oggi si chiude. Un film interessante, piano, senza picchi...

Fratelli di culla di Alessandro Piva

Ho visto stasera al Galleria, dove è stato presentato dopo il Bifest, Fratelli di Culla, docufilm di Alessandro Piva, che racconta la storia del...

Come mi piacerebbe che sia il nuovo rettore Uniba

Finalmente è stato pubblicato il bando per le candidature per il rettorato di Uniba. Si può, quindi, uscire dalla situazione dei...