Visto The Fabelmans di Steven Spielberg: un gran film, il più personale di Spielberg e non solo perché è autobiografico. Il racconto (lungo 150 minuti che volano leggeri) del suo amore per il cinema, dalla sua scoperta da bambino impaurito di entrare per la prima volta in una sala cinematografica ai suoi primi tentativi con piccole cineprese utilizzate per filmini familiari e con amici, che già manifestano il suo talento, la sua capacità di racconto attraverso lil montaggio, la sua attenzione per gli aspetti tecnici e tecnologici. Ma è un atto di amore anche per la sua famiglia, felice e anche problematica, un tributo ai suoi genitori, da cui eredita la creatività della mamma e il rigore scientifico del papà, e alle sue sorelle. Un film capace di parlare di una adolescenza non facile, tra bulli, culto del fisico e della bellezza anni 60 e antisemitismo diffuso, e della reazione di Steven/Sam grazie al cinema, di cui scopre sempre più la potenza nel costruire attraverso la finzione altre realtà e altre personaggi. Non manca il racconto del suo impacciato rapporto con le ragazze e la sua breve avventura amorosa con una ragazza credente invasata. Nelle sue prime esperienze filmiche, che spaziano dal western all’horror, dal war movie alla commedia e all’avventura, ci sono tutte le premesse della variegata filmografia di Spielberg. Fino al suo primo goffo incontro con gli studios di Hollywood e il grande John Ford che gli fa in pochi minuti una lezione di cinema. Film piacevole, divertente, pieno di spunti di riflessione. Superfluo aggiungere che è girato meravigliosamente, recitato da attori tutti bravissimi. Da non perdere.
Ha voluto imporre una nuova inutile riorganizzazione del Ministero aumentando il numero dei dirigenti, rendendo il centro ancor più macrocefalo, creando...
Lo ammetto. Non sono specialista del tema complicatissimo che mi permetto oggi di porre all’attenzione dei lettori dell’Huffington Post. Non sono un...