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Una riflessione su scalate e rischi di ridiscesa
Leggo analisi entusiastiche sulla classifica del Sole 24 Ore delle università italiane. Effettivamente il 38° posto per Unifg è di tutto rispettto e mi fa personalmente molto piacere. Ma sarà che di mestiere faccio lo storico, serve in questi casi almeno un po' di memoria. Ebbene ricordo la situazione degli anni passati: nel 2009 Unifg era al 55° posto su 60 (insomma quasi fanalino di coda), nel 2011 era al 51°, nel 2013 risalì al 44° e nel 2014si è ben piazzata al 35°. Si consideri che le graduatorie tengo conto dei dati relativi all'anno precedente. Insomma Unifg ha scalato nel giro di 5 anni ben 20 posizioni, e lo ha fatto nella graduatoria che più penalizza le università meridionali, come ho più volte sottolineato, anche in aperta polemica con il Sole 24 Ore e con Gianni Trovati che di solito commenda questi dati. Ora per la prima volta si torna a scendere, sia pure di poco. Un campanello d'allarme? Insomma, io farei una riflessione. E in ogni caso anche questa classifica (come quella di Repubblica o quella ancor più significativa dell'ANVUR ) mi sembra smentisca chi continua in ogni occasione a dire che le colpe sono tutte delle scelte degli anni passati, che si sarebbero fatti tanti errori (quali?). La memoria è necessaria per capire e progettare il futuro; e lo è anche la capacità critica: lo è ancor di più nell'Università, che questo insegnamento dovrebbe dare innanzitutto ai suoi allievi. Ma c'è invece chi preferisce continuare a dedicarsi alla più facile e autoassolutoria damnatio memoriae!
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