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La partita non è chiusa!

La partita non è chiusa!

In un articolo del 5 agosto, dal titolo ‘Game over’, pubblicato sul suo blog, sul sito di La Repubblica, Tomaso Montanari, con la sua solita verve, mi ha attaccato personalmente (in maniera oggettivamente offensiva rispetto alla mia storia di ricercatore, di docente, di ex rettore e di presidente del Consiglio Superiore ‘Beni culturali e paesaggistici’ del Mibact, e in particolate alla mia onestà intellettuale e morale che non permetto a nessuno, nemmeno a lui, di mettere in dubbio: sono per la massima trasparenza, pronto a qualsiasi verifica), di fatto chiedendo le mie dimissioni da Presidente del CS. Anche gli altri 14 componenti del CS, tutte personalità di primo piano del mondo dei BC, vengono rappresentati in maniera offensiva. L’articolo fa seguito all’articolo uscito il giorno prima su La Repubblica a firma di Francesco Merlo, di cui riprende pezzi. All’articolo di Merlo ho risposto con una lettera aperta al direttore Ezio Mauro; ho poi inviato un brevissimo intervento al giornale che spero venga pubblicato. A questa nota di Montanari pensavo di non rispondere anche perché i due articoli condividono toni, analisi, parole (una coincidenza?) e non mi sembrava il caso di replicare ulteriormente. Ma la sollecitazione di alcuni amici mi induce a qualche precisazione, senza voler minimamente cogliere le provocazioni e cadere nella spirale delle lotte intestine, della ‘demonizzazione del nemico’ (che spesso, in certi ambienti della cosiddetta sinistra, coincide con il compagno di banco!).

Io sono stato confermato dal ministro Franceschini come Presidente del CS nello scorso mese di febbraio (dopo esserlo stato tra aprile e luglio del 2014, negli ultimi mesi della precedente consigliatura). Preciso che sia nel 2012 sia nel 2014 la mia designazione nel CS è stata proposta dalla Conferenza delle Regioni. La mia presidenza, dunque, è finora durata complessivamente sei mesi: così catastrofica da chiedere le dimissioni? Chi voglia avere informazioni sulle attività svolte, può farlo sulla pagina web del CS che proprio io ho istituito per fornire informazioni e garantire trasparenza (www.beniculturali.it/consigliosuperiore).

Il nuovo CS si è insediato solo il 16 giugno, dopo la recente ricostituzione dei Comitati Tecnico Scientifici e l’elezione dei relativi Presidenti, membri di diritto del CS. Nella seconda seduta del CS, il 14 luglio, è stata approvata all’unanimità una mozione a proposito del silenzio-assenso (http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_1552935648.html), ma già in precedenza avevo inviato e reso pubblica una lettera personale al Presidente del Consiglio, ai ministri Madia e Franceschini e ai presidenti delle Commissioni parlamentari Cultura e Affari costituzionali, oltre a interventi sulla stampa, pur non potendo accedere alle potenti tribune mediatiche a disposizione di altri. Nella terza seduta, il 4 agosto, il CS ha nuovamente approvato una mozione all’unanimità a proposito della questione prefetture-soprintendenze (http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_1153903177.html). Inoltre in questi mesi è stata svolta una continua azione, meno evidente ma non meno utile, di contatti e interlocuzioni, grazie all’impegno del ministro Franceschini, del sottosegretario Borletti Buitoni, dell’ufficio legislativo del Mibact.

Non posso entrare nel merito delle varie questioni, anche perché l’ho già fatto in varie occasioni, ma mi preme sottolineare che una delle battaglie principali per una nuova idea di tutela del patrimonio culturale e paesaggistico non possa prescindere dall’approvazione dei Piani Paesaggistici in tutte le regioni italiane. E non è un caso che sia stato istituito presso il Mibact un Osservatorio e ora anche una Segreteria tecnica, nella quale sono state invitate a dare il loro apporto Anna Marson e Angela Barbanente, le due ottime urbaniste ex assessore nelle due uniche regioni che i Piani li hanno già approvati, Puglia e Toscana. D’intesa con il ministro Franceschini, il sottosegretario Borletti Buitoni e il DG Francesco Scoppola, sarà questo uno degli obiettivi strategici dei prossimi mesi e il CS intende svolgere una funzione di stimolo e indirizzo in tal senso.

Montanari ricorda le dimissioni di Salvatore Settis per i tagli al Ministero: il ministro allora era Bondi (che mi sembra qualcuno rimpianga e preferisca a Franceschini). Io valuto i fatti: l’attuale ministro ha realizzato una riforma (che peraltro riprende i lavori della Commissione D’Alberti, di cui Montanari era componente) che contiene molte novità importanti e che va attuata in maniera intelligente (e il CS si è posto questo tra i suoi obiettivi); per la prima volta si torna a investire e a dotare il Mibact di nuovi fondi, anche se sono ancora insufficienti e se servirà un maggiore impegno per i fondi ordinari; a breve ripartiranno le assunzioni; soprattutto il tema dei BC è tornato all’attenzione del dibattito nazionale ed europeo come non accadeva da molti anni; dopo un lungo periodo di disinteresse e di tagli, di blocco del turn over, di delegittimazione sociale, come non voler riconoscere che si è impressa una svolta? Tutto bene? Nient’affatto, c’è moltissimo da fare e continueremo ad impegnarci, con un’azione seria e costruttiva di indirizzo, di monitoraggio, di controllo.

Dovrei dimettermi, indignato, sbattendo la porta? Sinceramente non mi sento - e non mi sono mai sentito - di far parte di quelli che J. Attali chiama i ‘rassegnati-reclamanti’, schiavi del passato, quelli che «credono di poter sfuggire a questa sorte indignandosi: criticano, manifestano, protestano. Senza mai trasformare l’indignazione in azioni volte a realizzare la propria vita o a migliorare quella altrui. Ovunque siano, non fanno che lavarsi la coscienza ed escogitare ottimi argomenti di conversazione».

Penso soprattutto che nel campo dei beni culturali nessuno abbia la verità in tasca. Io resto convinto però che sia necessaria un’enorme dose di coraggio nel cambiamento soprattutto per superare definitivamente una visione elitaria del patrimonio e una politica (la cui inefficacia è peraltro sotto gli occhi di tutti) fatta solo di no. Ma soprattutto credo che sia indispensabile ricucire quella netta separazione tra patrimonio e i cittadini che è il vero problema della tutela e che le polemiche tra ‘gli specialisti’ (tanto simili ai capponi di Renzo) non fanno che accentuare. Se solo fossimo in grado di superare la sterile demonizzazione di chi la pensa diversamente, potremmo lavorare insieme laicamente e costruttivamente a un progetto culturale che accetti le sfide del presente.

 

 


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