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Emergenza continua
La drammatica alluvione che ha colpito la Romagna, oltre alle morti e ai danni alle abitazioni e alle imprese, ha riproposto ancora una volta la questione della tutela del patrimonio culturale. È necessario ed è giusto cercare tutte le forme per intervenire reperendo le risorse possibili per un territorio in grave difficoltà. Ma la cosa necessaria è uscire dalla logica dell’infinita emergenza. La combinazione tra i sempre più rapidi cambiamenti climatici e un uso irresponsabile del territorio nel corso degli ultimi decenni, con il consumo di terra, la cementificazione, il dissesto idrogeologico, non consente più rinvii.
Il Governo, con il ministro Gennaro Sangiuliano in testa, ha pensato di aumentare di 1 euro i biglietti dei musei per destinare tali proventi agli interventi sul patrimonio culturale romagnolo. Certamente servono soldi per la messa in sicurezza, i restauri, la tutela di quello straordinario patrimonio. Ma perché farlo aumentando ancora il costo dei biglietti? La vita culturale nel nostro paese è a livelli minimi. Più della metà della popolazione è esclusa dalla pur minima forma di esperienza culturale. Ogni iniziativa che esclude invece di includere è profondamente sbagliata oltre che ingiusta. La logica è un po’ quella della “tassa piatta”: 1 euro per tutti, sia per i biglietti da 10, 12 o 20 euro degli Uffizi, Colosseo o Museo Archeologico di Napoli, sia per quelli da 2, 3 o 5 euro di altri musei e parchi “minori”. Non sarebbe più giusto un sistema progressivo che differenzi il pensionato e il disoccupato dall’agiato professionista? L’idea del “chi più ha più contribuisce” non è condivisa dal ministro? Non sarebbe stato meglio organizzare specifiche iniziative nei musei, con proiezione di immagini dei beni danneggiati, conferenze, piccoli concerti? Molti avrebbero versato molto più di 1 euro. E i fondi del PNRR? Magari qualche mostra sensazionalistica in meno e qualche risorsa in più per la Romagna.
In realtà la logica che emerge è sempre quella di “far cassa” dai musei e in generale dal patrimonio culturale, come emerge anche dalla assurda vicenda del pagamento delle immagini anche per le pubblicazioni scientifiche.
Più in generale, il vero problema da affrontare è la prevenzione e la capacità di pronto intervento. Giovanni Urbani, il grande direttore dell’ICR, già negli anni Settanta sollecitava l’avvio di progetti di manutenzione programmata e lanciava, inascoltato, avvertimenti: «È ormai acquisito che, almeno in un paese come il nostro, il patrimonio dei beni culturali non deve essere considerato separatamente dall’ambiente naturale».
Nel 2017, a seguito del terremoto nelle Marche, il Consiglio superiore “beni culturali paesaggistici”, presieduto da chi scrive, tenne una riunione a Matelica proponendo «misure di prevenzione, messa in sicurezza e di manutenzione programmata del patrimonio culturale italiano, anche attraverso l’aggiornamento professionale degli specialisti dei beni culturali operanti nel MiBACT e dei liberi professionisti e società specializzate» e la costituzione di una specifica «funzione della Protezione Civile specializzata nel campo del Patrimonio Culturale con il pieno coinvolgimento del MiBACT e la stretta collaborazione del MIUR, in modo da preparare specialisti dei beni culturali, già in sede di formazione universitaria, in grado di operare come pronto intervento e nelle attività di recupero dei beni, analisi delle macerie, restauro e ricostruzione, sia in occasioni di catastrofi sia in ‘periodo di pace’ per una più efficace opera di studio, monitoraggio, prevenzione». Nello stesso anno il Consiglio effettuò un sopralluogo nelle zone terremotate di Norcia auspicando «la predisposizione di altri depositi-laboratori anche in altre regioni, in particolare nei territori a maggiore rischio di calamità naturali, sul modello del deposito allestito in località Santo Chiodo a Spoleto dalla Regione Umbria e attrezzato dal MiBACT, per la creazione di una rete di presidi territoriali di pronto soccorso».
Alcune misure sono state assunte negli anni scorsi. Si è costituito il corpo dei caschi blu della cultura. È stata istituita una specifica Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio Culturale. Ma molto resta da fare. Serve soprattutto la definitiva affermazione di una cultura della prevenzione fondata su conoscenza, ricerca, formazione di nuove professioni.
- -, Emergenza continua. Il caso Romagna insegna, in Archeologia Viva, XLII, n. 221, settembre-ottobre 2023, p. 80.
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